Ricordare Borsellino non basta
19 Lug 2007 - 16:11
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Umore: Confuso ]

Quindici anni fa la strage di via D'Amelio
«Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno». Lo ripeteva spesso Paolo Borsellino, sapendo di avere ancora poche settimane di vita. Lo ripeteva spesso, dopo la strage di Capaci in cui morì il collega e, soprattutto, l'amico Giovanni Falcone. Borsellino sapeva che i boss mafiosi avrebbero ucciso anche lui. E così è stato. Cosa Nostra ha stroncato la sua vita il 19 luglio 1992, in una caldissima domenica d'estate di quattordici anni fa, insieme con quella di cinque agenti della scorta, Walter Cusina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, tutti spazzati via dal tritolo che li fece a brandelli. Borsellino aveva un forte rapporto con la morte, era presente in ogni parte della sua vita. Temeva per gli altri, per la sua famiglia, per i ragazzi della scorta. Ci sono voluti molti anni, ma alla fine gli assassini del giudice sono stati puniti. È del 21 aprile 2006 la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Catania che ha inflitto tredici condanne all'ergastolo nel processo a sedici presunti boss mafiosi accusati di essere i mandanti delle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Nessuno allora poteva credere che a distanza di un solo mese un tale orrore si fosse potuto ripetere. In Sicilia e a Palermo lo hanno ricordato con diverse manifestazioni. Quella stessa Sicilia che a distanza di tutti questi anni non è ancora riuscita a prendere definitivamente le distanze da certi personaggi, e lo dimostrano alcune sgradite presenze alle cerimonie commemorative. «Ogni anno si ritrova la speranza di andare avanti e la forza di combattere ancora. Il segno più bello è la presenza di ragazzini di 13 anni che non erano nati al momento della strage ma che sono qui per ricordare il sacrificio di uomini come mio fratello. È la testimonianza tangibile di una memoria che viene tramandata». Lo ha detto Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso in via D'Amelio. «Le istituzioni colgano i messaggi di speranza e di lotta costruttiva di questi bambini a cui è affidato il futuro di questa terra, in cui la giustizia è troppe volte ignorata - continua la Borsellino -. Siamo attoniti ma non meravigliati delle collusioni mafia con la politica, con l' economia. Come si può andare avanti così?». Eppure, evidentemente, ci si riesce ancora senza troppi patimenti. Ricordarli solamente non basta. Bisogna proseguire nella loro opera. ![]() |