L'eleganza del riccio

L'eleganza del riccio - Muriel Barbery
"Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di lusso, tutti abitati, tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l'alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante."

A Natale ho ricevuto in regalo il libro "L'eleganza del riccio".
Ho iniziato a leggerlo da un pò, ma subito non mi ha preso particolarmente, l'ho portato in montagna nei fine settimana per leggerne qualche pagina prima di dormire ma spesso non l'ho nemmeno aperto. Avevo letto nelle note sull'opera che in Francia ha venduto tantissimo l'anno scorso, senza pubblicità, soltanto con il passaparola. Non riuscivo però a capire il motivo di tanto successo, fino a quando di colpo c'è stata una svolta e sono arrivata alla fine del libro quasi con il fiato sospeso.
Penso che i libri abbiano per ciascuno un significato diverso e anche leggendo copie dello stesso libro ognuno legga il "proprio libro".
Per me è stata una certa situazione ed una frase in particolare a segnare il punto di svolta, esattamente a pagina 296. Lei (la portinaia Renée) sta andando a cena fuori ed è al braccio del suo ricco accompagnatore quando incontrano due inquiline del condominio che, pur salutandoli, non riconoscono in lei la portinaia del palazzo. Renèe si stupisce e lui le dice questa frase:" E' perchè non l'hanno mai vista, io la riconoscerei sempre e comunque".
Leggendo questa frase ho avuto subito davanti agli occhi l'immagine delle tante persone che ogni giorno guardo senza vederle e anche quella di chi, pur conoscendomi, incontrandomi non mi riconosce più .


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