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COME METTERLI IN CRISI!!! :-)

13 Lug 2007 - 18:05





Nella pubblicità sui media l’acqua minerale è diventato ormai un bene di estetica, di cosmesi: se bevi la tal acqua “digerisci meglio e stai in forma”, quell’altra ti fa diventare come Miss Italia, l’altra ancora è quella dei campioni: miliardi di euro in pubblicità per dirci che è in quella bottiglia c’è poco sodio o in quell’altra trovi il gusto di montagna…

Scrive ancora la Lattanzi: “Se l’acqua in bottiglia, controllata e imbottigliata mesi or sono, dal prezzo circa duemila volte superiore a quella del rubinetto, ha sfondato, allora vuol dire che la mano invisibile del mercato di Adam Smith è diventata più lesta della mano di Arsenio Lupin: urge passare al contrattacco”.

Quando al ristorante si chiede la brocca, le risposte sono le più fantasiose: “Non c’è”. “Non è buona”. “Non è potabile”. “È vietata”. “Non abbiamo le brocche. Non ce la chiede nessuno”. “Non ve la consiglio”. “Non ci possiamo prendere la responsabilità”. E ancora: “Se è per il prezzo, ve la regalo”. E via così, in un crescendo di affermazioni surreali; in realtà non solo il regolamento igienico sanitario (L.283/62 e Reg. Comunitario 852/2004) ma anche la logica più elementare ci dicono che un esercizio pubblico che fosse davvero privo di acqua potabile meriterebbe la revoca della licenza: non si vorrà mica insinuare che c’è chi lava l’insalata con acqua minerale?

In realtà il business dell’acqua è grande, e per i titolari di pubblici esercizi è un guadagno davvero notevole (e senza sforzo): chi di noi non ha pagato “salatissimo” un bicchiere di acqua minerale al bar pentendosi nel constatare che la bottiglia è quella (di plastica) che si compra al supermercato per pochi centesimi di euro?

Ecco un vademecum per rispondere alle eventuali obiezioni dell’esercente di fronte alla richiesta dell’acqua in brocca:
1) ogni esercizio commerciale in cui si somministrano alimenti deve disporre di acqua potabile (altrimenti non potrebbe lavorare). Ciò è anche attestato dalla Autorizzazione igienico sanitaria (rif. Legge 283/62 e Regolaòento Comunitario 852/2004) senza la quale non si può aprire un bar o un ristorante;
2) non esiste alcun obbligo di legge a vendere acqua minerale in bottiglia. La confusione era nata nel 2005 a seguito del decreto del ministro Marzano che aveva introdotto le monodosi. La confusione fu chiarita subito con una circolare dello stesso ministro in cui si diceva che nulla cambiava riguardo alla somministrazione di acqua sfusa;
3) nessun esercizio può rifiutare l’acqua del rubinetto; si può eventualmente discutere se tale servizio deve essere pagato oppure no (potrebbe comunque essere incluso nel “coperto”, com'è sempre stato).

Quindi, acqua pubblica (dal rubinetto) al posto di acqua minerale privata: un modo per risparmiare, inquinare meno, togliere una "merce di scambio" che - comunque - grava sempre sulle nostre sempre più vuote tasche.

In sintesi, un'azione economico-sociale-politica ed ecologica dai tanti vantaggi...

(fonte: www.altreconomia.it - www.voceditalia.it

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