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Anisakis - Attenzione al sushi casalingo e al pesce crudo

09 Lug 2009 - 18:12

[  Umore: Shock ]


Confesso la mia ignoranza in materia di cucina giapponese, conosco anche abbastanza poco di quella italiana, comunque assolutamente non sapevo dell'esistenza dell'anisakis e del rischio che si corre mangiando pesce crudo.
Sapevo che mangiare pesce crudo comporta sicuramente rischio di intossicazioni e infezioni causate da batteri oppure di infezioni da parte di parassiti, ma in realtà non ne avevo mai valutato la reale pericolosità.

Il rischio maggiore per chi consuma pesce crudo è l' Anisakis, un parassita che si trova nell'intestino di tanti mammiferi marini e, in stadio di larva, in molti pesci ( tonno, salmone, sardina, acciuga, merluzzo, nasello e sgombro)
L'anisakis è molto diffuso, poiché è presente in più dell'85% delle aringhe, nell'80% delle triglie e nel 70% dei merluzzi.
Se il pesce non viene immediatamente pulito appena catturato queste larve passano dall'intestino alla carne e quando l'uomo mangia pesce infetto crudo, non completamente cotto o in salamoia, le larve possono impiantarsi sulla parete dell'apparato gastrointestinale, dallo stomaco fino al colon.
Non entro nei particolari dei disastri che provocherebbero al nostro interno è sufficiente cercare su internet "Anisakis" per avere tutte le spiegazioni tecniche.
Comunque i sintomi sono svariati ed a volte possono essere simili ai sintomi di altre patologie.
La cura dell'anisakis richiede molto spesso l'intervento chirurgico, per asportare la parte dell'intestino invasa dai parassiti.
Come evitare l'anisakis
Una circolare del ministero di sanità del 1992, ancora in vigore, obbliga chi somministra pesce crudo o in salamoia (il limone e l'aceto non hanno alcun effetto sul parassita) ad utilizzare pesce congelato o a sottoporre a congelamento preventivo il pesce fresco da somministrare crudo. Infatti l'anisakis e le sue larve muoiono se sottoposti a 60 gradi di temperatura, oppure dopo 96 ore a -15° C, 60 ore a -20° C, 12 ore a –30° C, 9 ore a -40° C.
I pericoli maggiori provengono dai ristoranti e dal consumo casalingo. Purtroppo non tutti i ristoranti seguono queste indicazioni, poiché i casi sono in aumento e la causa è spesso da imputare ad alici marinate, evidentemente non sottoposte a congelamento preventivo.
Consigli pratici:

1) evitare il consumo di pesce crudo se non preventivamente congelato
2) evitare il consumo di alici marinate, se non preventivamente congelate (chiedere al gestore del ristorante);
3) nel consumo casalingo di pesce crudo, acquistarlo fresco e congelarlo per almeno 4-5 giorni nel congelatore a -18 gradi.
4) prestare particolare attenzione alle specie a rischio, come lo sgombro, le sardine, il tonno e il pesce azzurro in genere.
Io non mangio pesce crudo però ho sempre considerato le acciughe marinate come pesce cotto, e sbagliavo.
Proprio alcuni giorni fa dalle mie parti c'era la sagra dell'acciuga............

Marta


Emergenza trasfusioni: in italia manca sangue

09 Lug 2008 - 11:18



Emergenza trasfusioni
Situazione critica in Toscana, l'ospedale Careggi sospende gli interventi
Problemi anche in Emilia e Lazio. Appello alle associazioni dei donatori
Istituto superiore di Sanità: manca qualche migliaio di sacche, ma urgenza garantita
Sono duemila le unità di sangue in più che ci vorrebbero ogni settimana

di MICHELE BOCCI


FIRENZE - Interventi chirurgici programmati che saltano, associazioni mobilitate per sensibilizzare i donatori, lettere di Regioni in crisi che chiedono aiuto. Negli ospedali italiani manca sangue. "Ci servirebbero circa 2000 sacche in più alla settimana per stare tranquilli - dice Giuliano Grazzini, direttore generale del Centro nazionale sangue dell'Istituto superiore di sanità - Purtroppo in questo periodo molte realtà sono in difficoltà, e tra queste anche regioni che in passato erano pilastri del sistema". Il riferimento è soprattutto all'Emilia Romagna e alla Toscana. La prima per il 2008 aveva stimato una crescita della raccolta del 3,6% e invece segna un calo dello 0,4. Non è più in grado di aiutare chi è senza sangue. La seconda da due settimane vive una crisi difficile, mai affrontata prima.

Tre giorni fa dal servizio di medicina trasfusionale del policlinico fiorentino di Careggi è partita una lettera in cui si invitano i medici "a rimandare, nell'interesse dei pazienti, tutte le attività chirurgiche che non siano gravi e assolutamente inderogabili emergenze". Il problema riguarda soprattutto i gruppi 0 positivo e negativo ma anche A e B non vanno bene. E ieri mattina dalla Regione è arrivata via mail a tutte le associazioni toscane che si occupano di donazione la segnalazione di "una gravissima carenza di emazie di gruppo 0 e A positivo e negativo".

Il problema è che alle mancanze interne in questo momento non si può far fronte chiedendo come avviene di solito aiuto ad altre Regioni. "Prendiamo l'Emilia - prosegue Grazzini - Per anni ha sostenuto chi era in difficoltà grazie alla sua ottima organizzazione di raccolta. Adesso soffrono anche loro. Qualche giorno fa ha avuto addirittura problemi con le attività il policlinico Sant'Orsola di Bologna".

Ma le spine in questo campo riguardano anche altre realtà. "Marche e Abruzzo non attraversano un periodo facile, pure in Lombardia ci sono state difficoltà, soprattutto al Niguarda di Milano, dove la complessità dell'attività richiede molto sangue - dice sempre Grazzini - E poi ovviamente c'è il Lazio, storicamente non autosufficiente e ora in crisi ancora più nera perché non trova abbastanza aiuto altrove. Con un migliaio di unità di sangue a settimana in più già potremmo un po' respirare, il doppio ci permetterebbe di essere sereni".

Si tratta di un piccolo aumento percentuale sulle circa 46 mila unità donate adesso settimanalmente ma permetterebbe al sistema sanitario di non perdere qualche pezzo. Per un intervento chirurgico si utilizzano, a seconda della complessità, da 2 a 10 sacche, in casi eccezionali anche venti. L'aumento auspicato da Grazzini permetterebbe così di non rimandare alcune centinaia di interventi programmati in tutta Italia. "Voglio tranquillizzare i cittadini - dice sempre il direttore generale - Di sangue per le operazioni di emergenza ce n'è, quelle non saltano".

Intanto nei prossimi giorni all'Istituto superiore di sanità è convocata una riunione urgente. "Ho chiamato le grandi associazioni, Avis, Fratres, Fidas e Croce Rossa per organizzare una campagna di comunicazione che rilanci la donazione. Nel nostro paese oggi ogni donatore dona in media 1,6 volte all'anno. Bisogna alzare quel dato e riportarlo almeno a 2, come in altri paesi europei".

Ma perché si dona meno? Alla Fratres toscana ritengono si tratti anche di un problema sociale: "Influisce il clima generale di insicurezza, anche economica, che stiamo vivendo - dice il presidente regionale Francesco Scarano - Chi deve pensare al mutuo che cresce e alla busta paga che scende è meno portato a donare, anche il sangue".

(9 luglio 2008) da Repubblica.it
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Egitto: le immagini shock contro il fumo

17 Giu 2008 - 8:08

[  Umore: Shock ]


Scrivere sui pacchetti di sigarette "IL FUMO UCCIDE" per i legislatori egiziani non è sufficiente.
Dal 1° agosto saranno stampate sui pacchetti una serie di immagini shock
http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/sigarette-egitto/1.html
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