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Addio a Ted Kennedy

26 Ago 2009 - 17:58



Ho appreso ora la notizia della morte del senatore Ted Kennedy.


Voglio scrivere qualche riga per ricordarlo, anche se la sua figura politica mi ha sempre interessato solo perché mi ricordava quella dei suoi fratelli John e Bob.


Ha avuto una carriera politica molto lunga e una vita familiare non certamente facile, fatta di tante trasgressioni e di tanti dolori.


Forse è stato un grande politico o forse è stato solo l’ultimo politico della dinastia Kennedy, non conosco a fondo la sua storia però mi ero commossa quando avevo saputo che, nonostante la sua gravissima malattia, avrebbe dato il suo appoggio all’elezione del candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti Barack Obama.

La politica e gli ideali, come anche la vita, hanno bisogno sempre di nuova linfa per rigenerarsi e in quel momento Edward Kennedy rappresentava l’unione tra la vecchia America che mi aveva sempre affascinato anche se non era “perfetta” e la nuova America, molto migliore, che spero di riuscire a vedere

Marta


Obama all'Islam : sospetti e discordie devono finire

04 Giu 2009 - 18:17

[  Umore: Felice ]


Storico e attesissimo discorso del presidente americano all'Università del Cairo
"Non siamo in competizione, abbiamo principi comuni"
Obama all'Islam: "Cerchiamo un nuovo inizio
Sospetti e discordie devono finire"


IL CAIRO - "Sono qui per cercare un nuovo inizio fra gli Stati Uniti ed i musulmani nel mondo, basato sul mutuo interesse e sul mutuo rispetto. E sulla verità: America e Islam non devono essere in competizione. Invece, si sovrappongono e condividono principi comuni, di giustizia e progresso, di tolleranza e dignità di tutti gli esseri umani". Barack Obama tende la mano agli islamici. Nell'attesissimo discorso, limato costanemente nelle ultime settimane dal presidente, pronunciato all'Università del Cairo davanti ad una folta platea, che più volte lo ha applaudito, Obama pone l'accento su ciò che unisce Stati Uniti e musulmani, dopo anni di "paura e diffidenza", che hanno invece evidenziato le differenze. E insiste sulla necessità di inaugurare una nuova era - anche se, riconosce, "non basterà un solo discorso a sradicare anni di diffidenza" - superando stereotipi negativi, da entrambe le parti. Sia sull'Islam che sugli Stati Uniti d'America: "Proprio come i musulmani non rientrano in un crudo stereotipo", dice, "lo stesso accade per l'America, che non è un impero interessato solo a sé stesso".

Citando spesso il Corano, il presidente ha ricordato i contributi dell'Islam alla civiltà occidentale, ha sottolineato come l'Islam sia "senza dubbio parte della storia degli Stati Uniti", ha ripercorso le proprie radici familiari a partire dal suo stesso nome, Barack Hussein Obama, per poi trattare molti altri argomenti. Dall'Afghanistan all'Iraq, dal terrorismo che dev'essere isolato e combattuto insieme, al conflitto israelo-palestinese, sostenendo la necessità di due Stati, dove israeliani e palestinesi possano vivere in pace e sicurezza. Ha parlato anche della complessa situazione mondiale e dell'Iran: anche in quest'ultimo caso, ha ricordato, "sarà difficile superare decenni di diffidenza, ma vogliamo guardare avanti invece che rimanere prigionieri del passato. Ora il punto non è ciò a cui l'Iran si oppone, ma piuttosto, che tipo di futuro vuole costruire". Questioni estremamente complesse, non certo facili da affrontare, ammette Obama. Ma si tratta di "interessi comuni, che potremo realizzare solo insieme", dice il presidente, isolando chi vuole "alimentare divisioni e impedire la via del progresso". Ecco i punti principali del discorso.

Combattere gli estremismi. "Qualsiasi cosa pensiamo del passato, non dobbiamo rimanerne prigionieri. I nostri problemi vanno affrontati in partnership e il progresso va condiviso. Ma la prima questione da affrontare è l'estremismo violento in tutte le sue forme. L'America non è e non sarà mai in guerra con l'Islam. Tuttavia, confronteremo senza tregua gli estremisti violenti che pongono un serio rischio alla nostra sicurezza. Il mio primo compito come presidente è proteggere il popolo americano".

Afghanistan. "Non vogliamo tenere le nostre truppe in Afghanistan, non cerchiamo basi militari lì e porteremmo volentieri a casa ogni soldato se fossimo convinti che non ci siano in Afghanistan e Pakistan estremisti violenti che vogliono uccidere quanti più americani possibile. Ma così non è. Ecco perché siamo parte di una coalizione di 46 paesi. E nonostante i costi, l'impegno dell'America non si indebolirà".

Iraq. "Gli eventi in Iraq hanno ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile. Ora l'America ha una doppia responsabilità: aiutare l'Iraq a costruire un futuro migliore e lasciare l'Iraq agli iracheni. Le nostre brigate di combattimento saranno rimosse dal Paese il prossimo agosto e rispetteremo l'accordo con il governo iracheno democraticamente eletto di ritirare tutte le truppe dall'Iraq entro il 2012".

Israele e Palestina, due stati. "I forti legami degli Stati Uniti con Israele sono noti. Questo legame è indistruttibile e l'aspirazione ad una patria per gli ebrei è radicata in una storia tragica che nessuno può negare. Al tempo stesso, è allo stesso modo innegabile che il popolo palestinese abbia sofferto nella ricerca di una patria. La situazione della gente palestinese è intollerabile. E l'America non girerà le spalle alla legittima aspirazione palestinese alla dignità, a ciò che è opportuno e ad uno stato proprio. L'unica soluzione è che l'aspiarazione di entrambe le parti sia realizzata attraverso due stati, dove israeliani e palestinesi possano vivere in pace e sicurezza. E' nell'interesse di Israele, della Palestina, dell'America e del mondo. I palestinesi devono abbandonare la violenza. Hamas deve riconoscere gli accordi passati ed il diritto di Israele ad esistere. Israele deve rispettare l'obbligo di permettere ai palestinesi di vivere, lavorare e sviluppare la propria società".

Iran. "Invece di rimanere intrappolati nel passato, il mio paese è pronto ad andare avanti. Il confronto sul controverso programma nucleare iraniano è a una svolta decisiva. Non riguarda solo gli interessi americani, ma si tratta di prevenire una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente che potrebbe portare la regione e il mondo intero lungo un cammino molto pericoloso. Riaffermo l'impegno dell'America per un mondo senza armi nucleari, ma ogni nazione, Iran compreso, dovrebbe avere diritto ad avere accesso al nucleare per scopi pacifici, se rispetta gli obbligli del Trattato di non proliferazione nucleare".

Democrazia. "Nessun sistema di governo può o deve essere imposto da una nazione ad un'altra. Ma questo non riduce il mio impegno per avere governi che riflettano la volontà della gente. L'America non presume di sapere ciò che è meglio per tutti, ma ho la convinzione certa che tutti i popoli desiderino alcune cose: la possibilità di poter affermare le proprie opinioni e poter avere voce su come si è governati. La fiducia in una legge uguale per tutti e in una giusta amministrazione, un governo trasparente, che non si approfitti della cittadinza, che sia onesto, e la libertà per ciascuno di scegliere la vita e lo stile di vita che preferisce. Queste non sono idee americane, ma diritti umani di base, che sosterremmo e per cui combatteremo ovunque".

(4 giugno 2009)
fonte: la repubblica.it

Finalmente qualcuno che anzichè cercare di annientare gli "altri" sta cercando un dialogo basato sui principi comuni, sulla tolleranza e sulla dignità. Applauso Applauso Applauso

Marta


Pace nel mondo e gelati per tutti

12 Mar 2009 - 20:42

[  Umore: Felice ]


Stamattina ho letto quest'articolo su repubblica.it
Lo trascrivo perchè l'innocenza di queste letterine è veramente toccante, riesce a farsi strada anche tra tutte le terribili notizie che oggi sono in prima pagina.


Una Ong ha raccolto 826 lettere scritte da piccoli americani
al nuovo presidente degli Stati Uniti. Il risultato è un libro

dal corrispondente di Repubblica.it MARIO CALABRESI

NEW YORK - "Caro Presidente Obama dovresti decidere che il weekend dura tre giorni, fare gli affitti che costano meno soldi e dare alla gente animali gratis". La lista dei desideri è stata spedita alla casa Bianca da Emily Morales, 9 anni, che abita a San Francisco. La sua è una delle 40mila lettere che arrivano ogni giorno al nuovo presidente degli Stati Uniti, ma ora fa parte di un libro che raccoglie bigliettini e disegni di bambini tra i 6 e i 14 anni che partecipano ai doposcuola gratuiti fondati dallo scrittore Dave Eggers in diverse città americane, da San Francisco a Chicago, da Seattle a New York.
I bambini sono stati una presenza costante della campagna elettorale di Obama, erano all'inaugurazione a Washington, ai comizi, erano con i genitori a fare il porta a porta in Pennsylvanya o in Indiana e ricordano la festa del 4 novembre:
"Tutti nel mio quartiere - racconta Teresa di San Francisco - si sono messi a suonare i clascson delle macchine, a gridare e a mandare sms sul fatto che eri stato eletto presidente".

I genitori li portavano con loro, sia che fossero neonati sia che frequentassero già le scuole medie, per raccontargli un giorno che avevano partecipato a qualcosa di storico, oppure semplicemente perché non avevano trovato una baby sitter o una nonna che li tenesse.

Candidato e poi presidente non tradizionale, giovane, capace di usare internet, i video e molta musica, Obama parla e si muove in un modo che per i ragazzini è familiare, più simile a un rapper che ad un politico, e questo spiega la ragione del suo successo tra i più giovani e la moltiplicazione di libri per bambini che parlano di lui. Ma non va dimenticato il fatto, come dimostrano le lettere, che ha due figlie piccole e che ha promesso di regalare loro un cane.
Nei fogli di quaderno scritti a mano dai bambini si ritrovano naturalmente i desideri e le speranze dei genitori, come dimostrano i temi di cui si parla di più: l'ambiente, la guerra, il razzismo e la disoccupazione. Ma fortunatamente vengono fuori anche i temi più legati all'infanzia: dai compiti a casa - "Fai una legge - suggerisce Mireya, 8 anni - che dice che i bambini devono fare solo una pagina di compiti alla settimana" - ai giocattoli, dagli animali ai suggerimenti su come comportarsi con il fantasma di Abramo Lincoln alla Casa Bianca.

Caro signor Obama puoi regalarmi i soldi per comprarmi un Nintendo Ds?", chiede candidamente Giuseppe Pacheco che ha 7 anni, mentre Amir Abdelhadi, di 6 anni ha dettato alla sua maestra a Chicago questo biglietto di desideri: "Se fossi il presidente avrei delle persone che mi aiutano con i compiti, riempirei la Casa Bianca di cioccolato e ragù (ma non insieme) e regalerei zucchero filato e cibo alla gente per cena". Il dodicenne Weslie Jackson per superare la crisi propone di fotocopiare le banconote da 20, 50 e 100 dollari e non è da escludere che il ministro del Tesoro Geithner non prenda ispirazione.
Molte lettere sono personali e commoventi, soprattutto quelle dei figli degli immigrati: "Vorrei che mi aiutassi - scrive Alanis Gordillo di 10 anni - a far venire il resto della nostra famiglia da El Salvador, poi potresti dargli un lavoro e farli diventare cittadini americani". Jennifer Munoz aggiunge: "Aiuta gli immigrati che non commettono crimini perché non è colpa loro se sono immigrati".

Chissà se qualcuno di loro avrà ricevuto un biglietto autografo dal presidente: ogni mattina Obama trova sulla scrivania dello Studio Ovale una selezione della sua posta, circa dieci lettere delle oltre 40mila, e cerca di rispondere personalmente e di suo pugno almeno a queste. "Mi raccomando non deludere gli Stati Uniti", gli suggerisce Alex Morones, 10 anni, di Los Angeles, che però si dimostra molto più comprensivo di intellettuali, commentatori e liberal: "Ti è già venuta qualche buona idea? Ancora niente? Ok. Va bene lo stesso".

(12 marzo 2009)


Barack Obama: un presidente per la speranza

21 Gen 2009 - 20:56

[  Umore: Felice ]

America in festa- inizia l'era del cambiamento

Chi è e cosa rappresenta questo 44° presidente USA l'ho capito bene oggi quando mi è caduto lo sguardo su un messaggio, tra i tantissimi scritti nella bacheca di Barack Obama su Facebook.

Era un messaggio di Liliana, ragazza venezuelana.

Non provo a tradurlo , lo riporto esattamente come era scritto:

DIOS LE BENDIGA SEÑOR PRESIDENTE Y LE DE MUCHA VIDA!!!! RECUERDE QUE EN SUS MANOS ESTA EL FUTURO DEL MUNDO Y LA PAZ DE LAS NACIONES, USTED ES EL CAMBIO, EL UNGIDO, LO MEJOR QUE HA PISADO LA CASA BLANCA EN TANTO TIEMPO, UN HOMBRE QUE LAMENTABLEMENTE NO SE REPITE, PERSONAS COMO USTED SON LAS QUE LE HACEN FALTA AL MUNDO CON CARISMA, QUE IRRADIE AMOR, TAL VEZ NO LEA ESTA HUMILDE CARTA PERO DESDE AQUI (CARACAS) YO ESTARE SIEMPRE APOYANDOLO ESPIRITUALMENTE, SE LE QUIERE MUCHO Y ESTAMOS ORGULLOSO DE USTED SEÑOR PRESIDENTE, AH! Y POR FAVOR LE PIDO POR MI PAIS (VENEZUELA) QUE ESTA TAN DISTANCIADO EN TODOS LOS ASPECTOS, YO SE QUE CON SU INTELIGENCIA Y AMOR NOS PUEDE UNIR A AMBOS DE NUEVO.


"Abbiamo scelto la speranza invece della paura" dal discorso del presidente Obama nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca (20 gennaio 2009)





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