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SIRONI MARIO -OPERE SCELTE 1920-1960 - ED.LIMITATA 1986 |
N. Oggetto :
842084 |
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Descrizione |
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artgallerydesign
sironi mario
opere scelte 1920-1960
Libro bellissimo dedicato all’artista Mario Sironi, contenente opere scelte dal 1920 al 1960. Con note biografica e testo
critico intitolato “La Necessità del Sogno” a cura di
Marilena Pasquali. Foto a colori e in bianco e nero. Edito
da Galleria D’Arte Maggiore – Bologna – anno 1986. Edizione
limitata in 999 copie. Condizioni ottime, 95 pagine.
Sironi Mario è
una delle figure più originali della pittura italiana ed europea del
Novecento. Trascorsa la prima giovinezza a Roma, nel 1903 abbandona gli studi di ingegneria per dedicarsi completamente alla pittura.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma, iscrivendosi alla Scuola di
Nudo, e stringe amicizia con Giacomo Balla, Umberto Boccioni e Gino Severini.Nel 1905 si trasferisce a Milano per continuare il
suo percorso artistico e, nel 1908, compie un viaggio con Boccioni a Parigi e
in Germania.Tornato in Italia, nel 1914 partecipa al
movimento Futurista. Le opere di quegli anni denotano già
l’originale impostazione della sua pittura, che esprime una
tragicità sconosciuta fino ad allora alla
pittura del Novecento, quella del dramma dell’uomo contemporaneo: un
dramma fatto di tristi solitudini e atmosfere cupe, di città deserte con
l’aria desolata delle periferie, una riflessione amara e angosciata sul
tema della nuova civiltà urbana e industriale delle officine e delle macchine
(Il camion, 1914, Paesaggio urbano, 1921). Dal 1915 al 1918
collabora a "Gli Avvenimenti" e dal 1922 al "Popolo
d'Italia" e alla "Rivista Illustrata del Popolo d'Italia". Nel
1915 è si arruola volontario nel battaglione
lombardo ciclisti e automobilisti, insieme a Boccioni, Sant’Elia,
Marinetti, Russolo, Carlo
Erba e Funi. Alla fine della guerra rientra a Milano e si sposa.
Passato attraverso una breve esperienza metafisica, nel primo dopoguerra
è uno dei più convinti sostenitori del partito fascista e della
tradizione italiana, attraverso un linguaggio arcaizzante
caratterizzato dalla riduzione geometrica delle forme e dalla vigorosa
costruzione plastica.Il ritorno all'antico propugnato
in pittura viene proposto da Sironi
anche tramite il recupero di tecniche classiche, come l'affresco, il mosaico,
il bassorilievo monumentale e tra i suoi soggetti preferiti figurano il nudo,
il paesaggio alpestre e il ritratto.Nel 1920 firma
con Dudreville, Funi e Russolo
il manifesto "Contro tutti i ritorni in pittura" che contiene alcune delle tesi che saranno poi fondamentali per la costituzione
del gruppo "Novecento", fondato nel 1922, col quale Sironi partecipa nel 1924 alla XIV Esposizione
Internazionale d’arte di Venezia, presentandovi due opere, L’allieva
e L’architetto, che sono diventate delle vere e proprie icone
della poetica novecentista.
Successivamente Sironi
partecipa anche alle Biennali del 1928, del 1930 e del 1932; in questi anni
inizia a interessarsi anche di scenografia e di architettura; organizza la
mostra del decennale della rivoluzione fascista (1932, Roma) e della V
Triennale di Milano (1933), in occasione della quale dà vita ad una
delle manifestazioni più alte della plastica italiana in un ciclo di
affreschi dove figurano composizioni di De Chirico e Severini,
ed egli stesso realizza, oltre a bassorilievi in terracotta di notevole valore,
una delle sue più importanti pitture murali celebrative sul tema del
lavoro.Con la collaborazione di architetti
dell’ala razionalista, diviene uno dei maggiori protagonisti del
tentativo di formulare un’estetica del regime fascista, animato da un
principio di volontà e ordine rispecchiante il suo orientamento
psicologico e la sua ideologia politica.Nel dicembre
1933 Sironi pubblica il "Manifesto della pittura
murale" e nel 1935 esegue l’affresco L’Italia fra le arti e le scienze destinato
all’Aula Magna della Nuova Università di Roma, ideata da
Piacentini (1935).Opera anche come progettista di padiglioni industriali (quello Fiat per la Fiera di Milano) e come scenografo teatraleNel 1943 ritorna alla pittura da cavalletto, che
assume toni sempre più cupi e drammatici. Dalla fine degli anni Quaranta
rare, ma importanti, sono le sue mostre personali.
Muore a Milano il 13 agosto 1961. L’anno seguente, nel 1962, viene allestita un’ampia e rigorosa retrospettiva a
Venezia, alla XXXI Biennale. |
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